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Legnaro

Già appartenente al terziere di Levante, sorge a 185 m. s.l.m. sulla mulattiera per Bardellone seguendo il crinale posto tra le vallette di Gallona e Villanova.
L’abitato, dominato dalle vedute d’assieme dalla torre campanaria della parrocchiale, è suddiviso in tre nuclei, il centrale più voluminoso ed a schema concentrico, quello a valle (a forma di pentagono) e quello a monte con tre assi viari da cui iniziano le antiche mulattiere per Bardellone Casale (Comune di Pignone) e Gallona.
Centro giurisdizionale della diocesi di Brugnato a partire dal secolo XII sino alla prima metà del XIX, il territorio di Legnaro è stato per secoli un cuneo della curia brugnatese proteso verso il mare nella vallata di Levanto e come tale ne rappresentava l’unico sbocco marittimo. Nel 1229, quando i Signori Da Passano cedono a Genova i loro diritti su Levanto, tra gli uomini della prima Università di Borgo e Valle di Levanto è citato Accursus Ardizonus de Legnario. Un altro documento comprovante l’antichità del sito, è la partecipazione del notaio Nicolò de Legnario alla stesura delle aggiunte del 1429 agli Statuti di Levanto.
Nella prima metà del ‘500 Legnà aveva circa 147 abitanti, che aumentarono a 225 nel 1607 ed a 330 nel 1834. Dalla planimetria di Matteo Vinzoni del 1722 si evince che il nucleo è aumentato di poco sino ai giorni nostri.
Parlando di Legnaro non si può sottacere che, nel 1722, vi nacque uno dei levantesi più insigni, Domenico Viviani. Si occupò soprattutto di scienze naturali, fondò l’orto botanico dell’Ateneo genovese e pubblicò diverse opere sulla flora italiana, su quella corsa e su quella libica. Si dedicò anche alla micologia, pubblicando "I funghi d’Italia", opera nella quale disegnò ben 1105 tavole raffiguranti tutte le varietà di funghi allora note.
La parrocchiale di S. Pietro.
Ricordata nei documenti a partire dal 1235, ha subito nei secoli successivi noti rifacimenti, uno dei quali (1482) - probabilmente il più importante - tramandato ai posteri da una lapide murata sulla facciata, a fianco del portale di ingresso.
L’architettura medievale del tempio è stata irrimediabilmente cancellata da tali interventi. Si può ragionevolemente ipotizzare che l’aspetto originale fosse ad aula con tre campate.
A questa struttura furono in seguito aggiunte le campate disposte longitudinalmente rispetto alla parte preesistente. Come risulta dalla visita pastorale del 1582, nel frattempo il tempio fu trasformato a due navate. Nel Seicento assunse l’aspetto odierno, ad aula rettangolare, fatta eccezione per il presbiterio, che fu ampliato nel secolo successivo.
Nell’interno si trova un’interessante tavola del XVI secolo restaurata, in cui sono raffigurati Sant’Antonio Abate, Santa Lucia ed un Santo Vescovo. Un cenno particolare meritano infine la vasca battesimale marmorea (XVI sec.), il coro ligneo e gli armadi che si trovano in sacrestia, entrambi settecenteschi.
Oratorio della Madonna delle Grazie. Unito alla Parrocchiale, ma ad una quota inferiore, è preceduto da un piccolo piazzale. Databile al XVI secolo, internamente vi è conservata una pregevole tavola della prima metà del XVI secolo (cm. 106x50,4), in cui è raffigurata la Madonna delle Grazie, attribuita al Maestro di Legnaro.



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